Julio Velasco sempre al top: “Italia del calcio campione d’Europa? Mi sono complimentato con Mancini. Una grande vittoria. Ci credeva soltanto lui. Gruppo importante nella vittoria? Più rilevante ancora l’obiettivo che si è raggiunto tutti insieme, da staff a giocatori”. Un modello, quello targato Velasco, che fonda le sue origini nel ritenere lo sport una palestra di vita, specie in età adolescenziale. E nell’avere un’idea chiara di allenamento e preparazione fisica. In primis il Modello JV ritiene lo sport come una disciplina basata su quei valori che diventeranno i pilastri della vita adulta: il rispetto delle regole, la competizione leale e corretta. L’accettazione della sconfitta, l’impegno e il sacrificio in ogni singolo allenamento. Quest’ultimo deve essere considerato dai giovani atleti come una gioia. In allenamento, come nell’attività sportiva in generale, si prova soddisfazione nel momento in cui si raggiunge un successo. “Essere convinti con se stessi per convincere gli altri. Parola d’ordine determinazione. Ascoltare ma non giudicare“, gli spunti di Julio Velasco a Falconara. Essere amici all’interno di un gruppo e andare a cena fuori? “Non necessariamente. E’ l’obiettivo finale che si deve raggiungere insieme, vincere!”, ribadisce Velasco che aggiunge: “Quando sono venuto in Italia mi dicevano questo non si può fare, quell’altro non si può fare. Io mi chiedevo il perché ma ho agito subito per poter vincere. Non c’erano le palestre? Programmavo gli allenamenti nei corridoi. Ai giocatori non piaceva il cibo in Russia? Fa niente, si andava oltre le difficoltà. Ho lavorato sulla capacità di adattamento per raggiungere la mission. Perché in realtà si poteva fare”.
JULIO VELASCO E ROBERTO MANCINI: MADE IN JESI – Leadership e pillole di saggezza. Julio Velasco è stato ospite ieri sera al PalaBadiali di Falconara Marittima (An), parlando di come rialzarsi dalle sconfitte. Ma anche di motivazione, psicologia con un pensiero alla Nazionale di Mancini campione d’Europa. “D’altronde è jesino come me”, scherza Velasco. Un incontro introdotto da Tarcisio Pacetti (organizzatore col Gruppo Amici per lo Sport) durato circa un’ora e mezza, alla quale hanno partecipato numerosissimi appassionati ed esperti del settore, giovani e non. Julio Velasco è sempre lui, molto disinvolto davanti alla folta platea, convinto e determinato, da autentico leader qual è ancora oggi. “Alla mia prima stagione a Jesi, alla guida della Tre Valli in serie A2 nel 1983 (nella foto di anteprima la sua prima trasferta in campionato a Catania, ndr), arrivammo secondi al termine di una bella stagione. Promozione sfiorata”, ricorda Velasco.
JULIO VELASCO E IL SUPERAMENTO DEI LIMITI “Da un punto di vista psicologico, il successo non va visto solamente come una vittoria nella gara (anche se in primis l’obiettivo è vincere una partita). Occorre comprendere che nella seduta settimanale è fondamentale trovare una gratificazione da raggiungere cercando di superare se stessi e dunque i propri limiti”, il leit-motiv di Julio Velasco
Agonismo contro se stessi. La validità di questo tipo di impostazione è direttamente proporzionale alla giovane età e viene dimostrata dal fatto che il nostro sport richiede una vastissima gamma di schemi motori. L’applicazione corretta dei fondamentali dipende, infatti, dalla capacità motoria dell’individuo. Ogni atleta deve pertanto abituare il proprio corpo a reagire agli stimoli ovvero a qualsiasi situazione percepibile in allenamento o in partita. Nell’acquisizione dei fondamentali, inoltre, vi sono delle tappe graduali. Ad esempio nel palleggio si comincia dal lancio-presa per arrivare al palleggio al muro poi al palleggio dopo vari spostamenti.
MODELLO JULIO VELASCO Tutto ciò che viene assimilato deve essere messo subito all’opera, per sperimentare immediatamente e per non ottenere uno scadimento tecnico di quel determinato fondamentale, una volta applicato, in modo tale da potersene servire in situazioni sempre meno omogenee. Ad assumere un certo rilievo non è soltanto il concetto di multilateralità bensì la convinzione che la preparazione fisica e la preparazione tecnica sono interdipendenti, si completano a vicenda. Nel programma da attuare quotidianamente va dato il dovuto spazio allo sviluppo delle capacità fisiche e cioè resistenza, forza, velocità, elasticità e coordinazione della parte portata con quella portante.
A tal proposito è semplice dimostrare con un diagramma che il rapporto coordinazione-energia rappresenta una curva discendente. L’ottimo sarebbe di riuscire ad automatizzare tutti gli schemi motori necessari al fine di avere, in qualunque fattispecie, la prestazione massima (DI LAURO 1985). Nel contempo dialogo, fattore psicologico e didattica si intersecano a vicenda, andando a comporre un tessuto assai significativo. Soltanto con un dialogo sereno, costruttivo e, se necessario, più animato si riesce a costruire l’uomo che aiuterà a rafforzare lo spirito di squadra, con la ferma convinzione che nell’errore bisogna cercare il motivo e non semplicemente il colpevole.