Fuoriclasse dentro e fuori dal campo, emblema puro di sacrificio e determinazione. Dal Subbuteo alle partite di calcio tra macchinette, da quel piedino corretto da un gessetto all’incredibile sogno chiamato Serie A. Nessuno se lo sarebbe mai immaginato, a quanto pare nemmeno la sorella Marta. E’ davvero un Alessandro Gabrielloni versione Superstar, oltre ogni aspettativa, oltre ogni limite. Il bomber di Jesi continua a sognare in grande con la maglia del Como.
“La Serie A non è più un’utopia”, ci conferma sottovoce Marta Gabrielloni, oggi stimata insegnante dopo un brillante percorso di laurea Univpm. Il club lariano di ‘Gabri-Gol’ è infatti quarto nella classifica della serie B (a 8 giornate dal termine del campionato), a quota 55 punti e a sole meno due lunghezze dal secondo posto occupato dal Venezia. Senza ombra di dubbio Ale “Gabri-Gol” in questi anni è riuscito a fare grandi cose con la maglia del Como, diventando idolo indiscusso della tifoseria a suon di gol e promozioni.
In queste ore abbiamo incontrato per un caffè proprio Marta Gabrielloni, sorella di Alessandro (tra l’altro testimone al matrimonio di Marta). Di seguito in esclusiva l’intervista completa, ricca di spunti interessanti, aneddoti e tante emozioni. Il calore incredibile di una famiglia numerosa e le lunghe trasferte da bambino a Torino (per vedere la sua amata Juve). La storica promessa alla mamma (“Un giorno giocherò in questo stadio di Serie A”), l’amore dei nipotini (a cui ha voluto dedicare un divertente gioco). Ma anche gli anni non proprio semplicissimi del Diploma ‘sfociati’ nel santino ‘San Gabrielloni’ a Taranto. Infine l’idolo Alessandro Del Piero e i continui paragoni col ‘Gallo’ Belotti, Filippo Inzaghi e Lautaro Martinez. “Vi racconto tutto, ma proprio tutto, su mio fratello Alessandro”, sorride Marta Gabrielloni. Marta non vede l’ora di festeggiare con Ale una felice Pasqua in famiglia. E, si spera, anche la promozione nella massima serie…
Ciao Marta e grazie per essere qui. Hai visto nascere e crescere Alessandro e avrai sicuramente tanti aneddoti indelebili da svelarci. Che sensazione fa essere la sorella di un grande bomber e vederlo lottare oggi per un posto al sole in Serie A?
“Siamo una famiglia molto numerosa, con quattro fratelli maschi (foto, ndr). Il pallone è stato sempre di casa, da decenni andiamo a vedere le partite dei fratelli, seguendo notiziari e canali sportivi. In altri termini abbiamo sempre respirato il calcio all’interno del nostro nucleo familiare. E il pallone è stato sempre nel dna di Alessandro. Pensate che, quando era piccolino, era nato con un piedino un po’ più all’interno. Dunque doveva essere corretto con un gessetto. Ma lui, sì e no che camminava, già voleva la palla. La voleva sempre e comunque, cominciando a tirare i primi calci al pallone. Ebbene sì, noi abbiamo condiviso pure la camera, essendo in tanti a casa.
Non avevo la camera per conto mio e ho condiviso tutto, proprio tutto con Ale, con grande gioia e felicità naturalmente. Ricordo anche che lo costringevo giocare con barbie e bambolotti. Cercavo poi di sdebitarmi: facevamo i primi calci, rigori e colpi di testa. Non so davvero quanto tempo ho trascorso a calciare la palla contro il muro insieme ad Ale. A proposito di giochi a casa, avevamo il Subbuteo. Il piccolo Alessandro, al posto dei giocatori del Subbuteo, spesso prendeva le macchinette. Anche con queste faceva finta di fare una partita di calcio. Quanti ricordi!”
Dai primi viaggi da bambino a Torino, sponda Juventus, fino alle prime esperienze a Taranto… Quali sono alcuni dei più emozionanti ricordi legati alla crescita umana e professionale di tuo fratello?
“Da piccolissimo ricordo che siamo stati a vedere una partita della Juventus. D’altronde in casa siamo tutti tifosi della Juve. Un ‘innocente’ Ale disse a mamma: guarda mamma, tanto io in questo stadio prima o poi ci giocherò. Con o contro, ma ci giocherò. Era, come vedete, bello determinato fin da piccolo. Grande determinazione nei suoi occhi anche nel giorno del Diploma. Finito l’esame di maturità (a 19 anni, ndr) gli arrivò una telefonata: in collegamento i dirigenti del Taranto. Nel giro di un paio di giorni gli chiesero di fare le valigie e scendere in Puglia. Per Ale erano giorni un po’ così, non certamente facili. Alla fine decise di partire e mi disse: o ci provo subito oppure è un treno che perdo.
Non era nemmeno ventenne, e comunque Taranto è una città diversa rispetto alla nostra Jesi. Alla fine anche a Taranto venne apprezzato tantissimo. Gli avevano perfino realizzato un santino. Lì si festeggia San Gabriele. E per celebrarlo fecero San Gabrielloni. Pure in quella circostanza io, fratelli e genitori prendevamo la macchina la mattina presto per scendere a Taranto. Tornavamo a casa la sera tardi: lo abbiamo sempre supportato durante il suo percorso calcistico. Eh sì, quanti bei ricordi!”
Sinceramente Marta… Ti saresti mai aspettata di vedere tuo fratello Alessandro lottare oggi per la Serie A?
“A Como Alessandro sta vivendo davvero una gran bella storia. Se pensavo di vederlo così in alto? Onestamente no. Diciamo che però ci ho sempre sperato. Il calcio è un mondo difficile. In pochi riescono ad arrivare e a scrivere la storia che vorrebbero scrivere. Ale certamente sta contribuendo in questo…”
Come giudichi la stagione di Alessandro e più in generale il campionato del Como. Credi fino in fondo in questo grande sogno chiamato massima serie?
“La Serie B è sicuramente complessa, con tante novità, tanti cambi. Ci sono stati alti e bassi e Ale inizialmente ha avuto difficoltà nel fare gol. Poi si è sbloccato e ora sta facendo bene. E’ inutile negarlo: periodi meno positivi ci sono comunque stati, soprattutto quando giochi meno o quando giochi e non segni. E per un attaccante non segnare ti porta veramente a snervarti. In quei casi, dove magari aveva bisogno di ulteriore affetto, ho cercato e abbiamo cercato in famiglia di stargli vicino, anche con una semplice video-chiamata. Anche perché lui è il preferito dei suoi nipotini.
E non vedono l’ora che Ale torni a Jesi per fare un gioco da lui inventato che si chiama chaca-bum-bam-bam. Sul discorso Serie A cos’altro vi posso dire… E’ davvero un sogno ad un passo, non credo possa più essere utilizzato il termine utopia. Credo e spero la promozione possa diventare presto realtà, già da quest’anno, così in famiglia andremo tutti su a Como a festeggiare. Ripeto, spero già tra pochi mesi. Se non dovesse però arrivare la promozione quest’anno, mi auguro di festeggiare nel prossimo futuro. La società del Como è ambiziosa ed è stata costruita per questo obiettivo…”.
In precedenti occasioni il nome di Gabrielloni è stato accostato ad altri club blasonati come il Perugia, ben lontano da Como. In realtà Alessandro rinnovò poi il contratto con il club lariano. Sul suo futuro ci sono state delle invenzioni giornalistiche o davvero c’è stato qualche ‘movimento’ in tal senso?
“Mio fratello ha sposato il progetto e ha sempre creduto in esso. Anche se non nascondo che c’era stata qualche chiamata o offerta, lui ha sempre giurato massima fedeltà ai colori della sua società. Como d’altronde è diventata casa sua, si trova molto ma molto bene. Assolutamente posso confermare: il suo passato, presente e futuro era, è e sarà a Como”.
Nemmeno Champions League e Nazionale è più un’utopia? Secondo te Ale ha i requisiti per arrivarci?
“Champions, coppe o Nazionale credo siano veramente delle utopie al momento. Non penso siano per questa vita. Certo, non sono io un’intenditrice ma non penso siano sogni realizzabili ad oggi. In ogni modo, nelle sue altre esperienze quali Rappresentative, Ale ha avuto un ampio e importante respiro. Poi, ovvio, mai dire mai nella vita, assolutamente. Mi auguro veramente, con il cuore, di poter condividere con mio fratello Alessandro gioie enormi. Non posso che augurargli tutto il meglio. E sempre Forza Como!”.
Per il momento… Andrete a festeggiare la Pasqua a Como da Alessandro?
“Adesso sì, siamo in partenza. Andremo su tutti a Pasqua. Il Primo Aprile, a Pasquetta, il Como di Ale giocherà contro il Sudtirol. Andiamo così allo stadio a vedere la partita e a fare il tifo per lui”.
Sacrificio, fatica e grande determinazione stanno ripagando tuo fratello. Crediamo tuttavia che gli eccezionali valori della tua famiglia siano stati fondamentali nel percorso di crescita di Alessandro. Sei d’accordo con questa tesi?
“Diciamo che in famiglia l’abbiamo seguito fin da subito. Prima all’Aurora Jesi, poi nelle varie società con cui è stato. A mio parere Ale è un bel mix di famiglia. E’ l’ultimo figlio e il piccolo di casa. Rimarrà sempre piccolo per me, anche alla soglia dei 30 anni. Ha preso, per così dire, il più o il meglio di tutti. Del fratello grande ha ereditato soprattutto la logica e l’intelligenza. A scuola non è che studiasse poi così tanto ma è riuscito molto bene negli studi. Di Giorgio… del secondo, la grinta e un po’ anche quella cattiveria agonistica che in qualche modo lo contraddistingue. Di Tommaso (l’altro bomber di famiglia e suo ex compagno di squadra, ndr), ha preso più l’aspetto tecnico e il fiuto del gol sotto porta.
Della sottoscritta, Marta Gabrielloni, direi il carattere. Ale è veramente molto buono. Come me riesce ad entrare in sintonia, in empatia con tutti. E’ molto disponibile e simpatico. Riesce a far squadra e questo è un fattore molto importante. In tutte le squadre che ha girato, anche prima di diventare professionista, è stato sempre stimato come persona. E credo questa sia la cosa più bella ed importante. Da babbo e mamma, infine, ha preso il rigore nel seguire quello che è un vero e autentico progetto di vita”.
Da sorella credi che Alessandro sia il miglior esempio da seguire per tanti giovani che ambiscono un giorno a qualcosa di davvero importante all’interno del pianeta calcio?
“Credo Ale sia una bella testimonianza, emblema di sacrificio e determinazione per molti ragazzi che vogliono raggiungere un sogno, piccolo o grande che esso sia. Considerate che io sono una professoressa; a scuola molti dei miei alunni mi chiedono costantemente: come sta suo fratello? Oggi gioca? Che formazione scenderà in campo? Che altro dire… Ale è veramente un bel modello da prendere in considerazione, fermo restando che anche quando lo vedo in tv è molto bello e fotogenico (ride, ndr)…”
A che attaccante si ispira tuo fratello? E a chi, secondo te, può assomigliare oggi come caratteristiche o stile di gioco?
“Come calciatore in molti lo hanno sempre un po’ avvicinato al ‘Gallo’ Belotti. Un po’ per l’aspetto, un po’ per caratteristiche. Alcuni lo hanno anche paragonato a Filippo Inzaghi per il fiuto del gol. In realtà, conoscendo mio fratello, il suo giocatore preferito è stato sempre Alessandro Del Piero. E’ cresciuto veramente con quell’immagine, con quel modello di calciatore. E, tra l’altro, quando Ale si è laureato (Unimc, ndr) è arrivata la dedica proprio di Del Piero. Per Ale è stato il regalo più grande. Spero un giorno possa avere l’onore di conoscerlo di persona. So, nel contempo, che ad Alessandro piacerebbe essere paragonato al fortissimo Lautaro Martinez dell’Inter di Simone Inzaghi”.
Qual è il punto di forza di tuo fratello che, in tempi recenti, ci aveva rivelato di non eccellere in nessun fondamentale specifico?
“A far la differenza, a mio giudizio, questa sua grande grinta che mette in campo e in ogni azione. E soprattutto la forza di riuscir a tenere sempre il gruppo. Ale risulta essere fondamentale non solo dentro ma anche fuori dal gruppo e nelle varie dinamiche di spogliatoio…”.
Grazie Marta e tanti auguri di Buona Pasqua a te e a tutti i tuoi cari… Tifiamo ogni giorno per Alessandro! “Grazie a voi per la simpatia e la professionalità. Una serena e felice Pasqua a tutti e naturalmente … Forza Como!”