E’ un ‘Re Mida’ Julio Velasco carico e determinato quello intercettato in occasione della Pasqua 2024. Una felice Pasqua trascorsa in Argentina, prima di iniziare a pieno ritmo il percorso di avvicinamento alle Olimpiadi di Parigi 2024. Come dire, un Julio Velasco versione “Leader Calmo”. Approfittando di qualche giorno di meritato relax, abbiamo scambiato quattro chiacchiere in esclusiva con il ‘Re Mida’ del Volley Mondiale, Prof. Julio Velasco. La sua carriera italiana partì ben 41 anni fa, alla guida della Tre Valli Volley Jesi (matricola della Serie A2, stagione 1983-84).
Buongiorno Julio e grazie per la disponibilità… Che ricordi ha di quel fantastico volley Jesi, club dal quale partì la sua incredibile carriera da allenatore?
“Ricordo bene quando feci la prima riunione con i giocatori: io avevo chiesto di allenare 3 ore (l’allenamento del team jesino durava 2 ore a quel tempo, ndr). Le donne di un’altra società locale finivano di allenarsi in palestra (Carbonari, ndr) alle ore 21. E allora chiesi di poter allenare dalle 20 alle 21 nel corridoio della palestra che è una specie di L, con riscaldamento e preparazione fisica. Poi, dalle 21 alle 23, con la palla. I dirigenti dissero subito che i giocatori del club non erano professionisti di Serie A e non avrebbero assolutamente accettato questa richiesta.
Ricordo che, poco dopo, i giocatori uscirono da questa riunione, insieme al Presidente Sandrino Casoni e all’allora direttore sportivo Beppe Cormio. Questi due, in particolare, si erano un pochino ‘straniti’: erano stupiti e protestavano molto, dicendo: questo Julio è un pazzo, andiamo via… Alla fine, senza così tanti problemi, iniziammo ad allenarci dalle 20 alle 23….”
Quanto si sente legato a Jesi e a personaggi come Beppe Cormio e all’indimenticato Sandrino Casoni? Che aneddoti può svelarci in merito?
“Beppe faceva part-time, lavorava infatti in una società di assicurazione. Ma era sempre presente e già a partire dalle ore 18 era operativo, anche il fine settimana. Insomma, era molto efficace ed efficiente nel suo lavoro. Ma ricordo anche l’allora Presidente Sandrino Casoni, una grande persona… Il suo era vero amore nei confronti della pallavolo pallavolo, e basta. Di presidenti come lui non se ne trovano più… Sandrino mi accoglieva a casa sua molte volte, anche quando io ero da solo. Ricordo che le mie figlie andavano a giocare con i suoi figli. Io e il Presidente giocavamo molto spesso a biliardo. Riassumendo, era una persona di poche parole ma di straordinaria presenza affettiva per il sottoscritto che era al primo anno in Italia con la famiglia…”.
Due anni indimenticabili alla guida del Volley Jesi: il primo da matricola con il vice-allenatore Alberto Santoni, il secondo insieme all’altro coach jesino Paolo Giardinieri… Può farci un breve confronto tra queste due stagioni?
“Al primo anno (1983/84) la squadra me la sono praticamente trovata. Erano per la maggior parte giocatori esperti che avevano giocato a Falconara. Nel secondo anno, invece, siccome abbiamo rischiato di salire in A1 la stagione precedente, dissi ai dirigenti che sarebbe stato un disastro andare in A1 per una società piccola in queste condizioni. Chiesi dunque ai dirigenti: per sapere se siamo veramente in grado di andare in serie A1, dobbiamo fare innanzitutto il girone nord e non il sud (il nord era molto più duro del sud, ndr). Seconda cosa, dobbiamo disputarlo con una squadra giovane; ciò in modo tale che, se andiamo in A1, con pochi innesti si potrà mantenere la categoria… Il mio messaggio era chiaro: se vinciamo l’A2 nel girone sud, in A1 c’è poi da rifare la squadra e questo non serve, anche perché magari si riscende subito l’anno dopo…
A parte queste considerazioni, abbiamo presto iniziato a lavorare sul mercato. Con Beppe Cormio parlavo tutti i giorni e insistevo spesso: gli dicevo che avrebbe dovuto cercare ed ingaggiare giocatori della nazionale Juniores… Lui mi rispose che era impossibile. Ma io replicavo subito, dicendo che doveva insistere e basta… Ricordo che abbiamo chiamato Bagnacavallo per Gardini: ci dissero di metterci in fila perché c’erano 3 o 4 squadre di A1 interessate… Gardini sarebbe andato poco dopo a Torino da Prandi… Alla fine abbiamo preso ragazzi di un altro livello perché a quel livello non potevamo davvero arrivare. Sicuramente io ero un pochino ingenuo in quel periodo, non conoscevo il contesto italiano…”
Dall’Argentina a Jesi: fu subito amore per la città a primo impatto?
“Di Jesi ricordo bene il corso. Per me la ‘cosiddetta’ passeggiata era una grande novità, quella di trovarsi per strada e avere questo ‘appuntamento’ con la camminata… Spesso portavo anche mia figlia più piccolina lungo Corso Matteotti perché le piaceva prendere le olive con la coca cola. Lungo il corso incontravamo un po’ tutti. Questo era il momento più sociale anche perché, per il resto, io facevo solo casa e lavoro in palestra…”
Si sarebbe mai aspettato questa straordinaria carriera partita proprio da Jesi: dalla città del Verdicchio alla conquista del mondo…?
“Assolutamente no, non mi sarei mai aspettato tutto questo… Io avevo come massima aspirazione allenare almeno un anno in A1, prima di tornare in Argentina. Questo era il mio obiettivo… La prima scuola di A1 è stata la Panini Modena. E non mi aspettavo neanche che mi chiamasse la Panini”
Grazie Julio e in bocca al lupo per il cammino verso le Olimpiadi 2024… “Crepi il lupo e grazie a voi. Un saluto caloroso a tutto il popolo di Jesi”. Sotto la recente puntata di Radio24 Sole 24 Ore dove siamo stati ospiti (fonte canale YouTube Volleyball.it)