“Per me Julio Velasco è stato un amico, un padre, un fratello. Mi ha insegnato a vivere… Con lui un corso di specializzazione in pallavolo durato oltre 20 anni. Fiducia su Italvolley Velasco? Sicuramente sì, Julio è l’uomo giusto”. Così il grande Paolo Giardinieri, attuale DS della Clementina 2020 Volley, club marchigiano di B1 (nella foto, in un convegno sportivo Univpm, il primo a sinistra). “Non so davvero quante trasferte ho fatto con Julio, tra aereo e treno… E quante pizze ho mangiato insieme a lui e ad Alberto (Santoni, ndr, vice-allenatore volley Jesi ’83/84) al ristorante Settimo Cielo di Jesi… Si parlava di pallavolo fino alle 2 di notte.
Che dire, Velasco è e resterà un esempio che va oltre il concetto della pallavolo. Il suo è un insegnamento di vita: quello di non avere alibi, quello di chiedere scusa se si sbaglia, quello del duro lavoro che poi paga. D’altronde dobbiamo insegnare ai ragazzi a sognare che non vuol dire deprimersi se non ci si riesce… Il bello è il viaggio, il provarci, il plasmare il carattere, il crescere come persona e come uomo. E’ un sogno che un bambino deve avere…”.
Un professionista di livello internazionale chiamato Paolo Giardinieri. Uno dei personaggi più vincenti della nazionale italiana di Julio Velasco. Una persona tutta Made in Jesi, umile e competente in grado di stravolgere il pianeta pallavolistico nazionale e mondiale. “È stato davvero bello vedere e condividere questa grande evoluzione di Velasco, partita dalla città di Jesi nel lontano 1983. Julio, anche il secondo anno, nella stagione 1984-85 (meno positiva della prima in termini di piazzamento in classifica, ndr), è rimasto a Jesi con la famiglia. E ricordo che fu stupito dalla differenza tra l’estate e l’inverno, stagione fredda in cui dopo le 21 non si esce normalmente… Si innamorò subito di questa regione dove in poco tempo riesci a spostarti dal mare alla montagna. Insieme andavamo anche alle varie Sagre di paese. Dalla festa dell’uva a quella della porchetta, passando perfino alle pappardelle se non ricordo male…”.
Sulla seconda stagione del Volley Jesi di Julio Velasco in Serie A2 (’84-’85), Giardinieri si esprime così: “Julio voleva fare il girone nord e non il sud, perché ti permetteva di salire in A1 con maggior probabilità di rimanerci. Il problema è che in quella stagione ci fregò per così dire la federazione. Avevamo infatti quattro atleti della nazionale juniores che lavoravano con Skiba a Bologna. Solo che fino a Natale non avevano le strutture: andavano a Bologna e tornavano il giovedì da noi…
C’è stato questo forte problema a livello logistico… Se non ricordo male erano Petrelli, Viscuso, Velletrani e Martinelli. Per mezza settimana, insomma, ci allenavamo senza di loro; è stata un po’ una fregatura perché erano obbligati, da Bologna, a tornare da noi in formissima… E’ inutile nascondere l’altro problema principale: il compianto Sandrino Casoni fece debiti per fare un’altra stagione, e non ci arrivammo più con i soldi…”.
Jesi sarebbe potuta diventare, come più volte sottolineato da esperti come Beppe Cormio, la “Lube dei giorni d’oggi”. Purtroppo mancò lo sponsor… “Nelle Marche c’era davvero una grande scuola di pallavolo…. Jesi era molto attrezzata anche se non era paragonabile, come scuola talenti, a Falconara e Fano…”. Ebbene sì, lo jesino Paolo Giardinieri è ritenuto ancora oggi uno degli inventori, insieme a Julio Velasco (di cui fu secondo allenatore alla Tre Valli Volley Jesi nella stagione ‘84-85), della rilevazione statistica nel panorama del volley. Nel 1985 Paolo Giardinieri (con alle spalle studi in Medicina prima di spiccare il volo con la Nazionale) seguì Julio Velasco a Modena e proprio in quell’anno frequentò un corso in Fipav con un “fuoriclasse” CEO come Emilio Spirito, fondatore di Data Project: da lì in avanti una carriera ricca di trionfi personali e professionali.
Ex schiacciatore della Pieralisi, chiamato in seguito dalla Valeria Volley/Tre Valli, si ritrovò a inizio anni ’80 in panchina con Velasco che gli chiese di prendere appunti e registrare a mano i dati delle partite, prendendo per certi versi spunto dal modello cinese, con penne di colore diverso e con un occhio bionico proiettato al futuro. A fine gara si tiravano le somme e si giungeva ad un’analisi accurata e oggettiva su ciò che era avvenuto sul parquet. “Nel campionato mondiale Juniores 1985 (Ancona ospitava un girone, ndr) incontrai Emilio Spirito e con l’Olivetti precursore dei moderni computer nacque la prima rilevazione di tipo statistico – così ai nostri microfoni Paolo Giardinieri – La Fipav mi convocò per le finalissime di Milano. Tra l’altro ricordo che c’erano dei futuri campioni azzurri in quella squadra (che ottenne l’argento, ndr) come Tofoli, Zorzi, Cantagalli, Petrelli…
Da lì ci fu un autentico stravolgimento di pensiero e di metodologia di lavoro: i quattro scudetti consecutivi vinti a Modena, conditi da tre coppa Italia e dalla Coppa Cev, e quell’indimenticabile articolo scritto su quella che era la prestigiosa rivista ‘Pallavolo’ convinsero anche i più scettici sull’utilità di una metodologia tutta nuova, che sarebbe stata ben presto definita come rilevazione statistica e scouting”.
Ci volle dunque del tempo prima che i manager dello sport riuscissero finalmente a conoscere più da vicino la possibilità e l’efficacia di usare un personal computer, che non solo consentiva con una sola persona di elaborare tutti i dati, bensì riusciva a completare 1’informazione, mantenendo integra la sequenza temporale dei colpi in relazione al palleggio ad esempio. Tanto per intenderci: i totali dopo un campionato potevano assumere un significato determinante, anche in relazione al fatto che la figura di scoutman poteva avere degli errori che andavano, però, ad appiattirsi nei cosiddetti “grandi numeri”.
Come Giardinieri può confermare, il dossier statistico oggi più che mai risulta essere di fondamentale importanza per poter dare un preciso feedback a ogni singola pedina riguardo ad esempio alla ricezione, alla percentuale di attacco, a determinati movimenti. In altri termini, il dossier va a rappresentare un autentico “termometro” per comprendere nel migliore dei modi quanto vale la propria squadra e ogni singolo, per analizzare ciò che si sbaglia in un determinato arco di tempo, ossia per cercare i motivi di un errore ma non il colpevole come direbbe Velasco. E questo il tecnico argentino, in sintonia con un grande professionista come Paolo Giardineri, lo capì molto prima degli altri, stravolgendo il panorama pallavolistico sotto il profilo del management ma anche dell’organizzazione e della leadership.
“Rispetto al passato oggi si studiano i numeri e le statistiche molto più a fondo, si incrociano i dati in tempo reale tramite appositi software e frontiere evolutive, si scoutizzano perfino gli allenatori, si procede ad analisi e montaggio video della settimana e del weekend per studiare ad esempio gli avversari nel modo più proficuo possibile e per prevedere come attaccheranno nel prossimo match. Si tratta in altri termini di un lavoro vero e proprio che può andare oltre le 8 ore giornaliere, mixando campo e scrivania, e che può portare un notevole valore aggiunto…”.
Giardinieri non ha certamente bisogno di troppe presentazioni: oltre ad essere stato vice-allenatore e scoutman di Julio Velasco (oggi allenatore Italvolley femminile) per molti anni, Paolo vanta un curriculum importante sia come figura manageriale di carisma nei settori giovanili, sia come statistico e assistente allenatore. Tante le esperienze, le soddisfazioni e i successi ottenuti da Giardinieri con la Nazionale maschile, con quella femminile (riuscì a portarla per la prima volta alle Olimpiadi, Sidney 2000) e con team di serie A come Piacenza, Urbino, Modena e Perugia… Non solo nazionale Italiana, non solo 2 Mondiali, 3 Europei e 5 World League. Anche all’estero Giardinieri ha fatto molto bene, in nazioni come Iran (“In Iran si mangia molto bene, sia carne che pesce”), Corea, Qatar ed Azerbaigian, oltre ad essere stato consulente di spicco della nazionale croata.
“Ho dei bellissimi ricordi anche fuori dall’Italia”, ammette Paolo Giardinieri. Il suo ritorno in Italia avvenne nel 2016, per allenare la Moncaro Moie in B1. Ora Direttore Sportivo della Clementina 2020. “Siamo al quinto posto e il nostro obiettivo era quello di fare un campionato tranquillo. Quest’anno, nella pallavolo, c’è stata la riforma dello sport e bisogna vedere a fine stagione quanto costerà a livello economico alle società…. Direi che sono aumentati molto i costi, c’è poi il discorso cartellini… Insomma è un’annata particolare per le squadre minori, vedremo come andrà a finire. Intanto voglio fare un grande in bocca al lupo all’Italvolley di Velasco. Sono sicuro che Julio all’Italvolley è l’uomo giusto. Ho una grande fiducia nella Nazionale Femminile di Julio.
Poi è inutile nascondere che spesso in Italia si respira un’atmosfera da bar dello sport. La prima volta che vinci sei un fenomeno, poi devi vincere sempre. Ma in campo c’è anche l’avversario e dunque non è detto che vinci. A tal proposito ammiro molto Jannik Sinner. Ha detto in un’intervista: devo approfittare di questo grande momento, non so se ricapiterà più. Se poi nasce uno più forte di me? Insomma, un forte augurio a Julio con la sua Italvolley”.
Infine un aneddoto su Doha, la città più popolata dello stato del Qatar: “Ho fatti 5 anni a Doha, se volevo ero ancora lì e prendevo una barca di soldi (scherza, ndr). Ricordo che in quegli anni tornavo a casa dal 15 dicembre al 15 gennaio….. Avevo una donna con cui stavo che lavorava in banca, si prendeva ogni anno 3 o 5 mesi di aspettativa per stare con me… Doha è stata un’esperienza per il sottoscritto di pregevole fattura, sia sotto la sfera personale che professionale.
Ho anche lavorato con Juan Manuel Cichello e con Piazza, l’allenatore di Milano, con importanti risultati raggiunti nel ranking mondiale… Davvero un bel lavoro abbiamo fatto… Mi chiedete se consiglio, per il prossimo futuro, questa avventura all’altro marchigiano Beppe Cormio? Dipende cosa vuole fare, sicuramente è una bella esperienza di vita e di pallavolo. Io, lo ripeto, sono stato benissimo…”. Chc altro aggiungere… In bocca al lupo all‘Italvolley Velasco per il percorso di avvicinamento alle Olimpiadi Parigi 2024. Forza Italvolley!