Luciano Sabbatini, fisioterapista e allenatore di pallavolo in serie B, è da anni il mental coach del campione Gianmarco “Gimbo” Tamberi. Noto atleta che ha regalato al nostro paese, tra i tanti successi e soddisfazioni, l’oro olimpico nel salto in alto alle Olimpiadi Tokyo 2020. A nostro modo di vedere, coach Luciano Sabbatini e il suo atleta “Gimbo” Tamberi rappresentano un modello di mentalità e cultura sportiva di notevole spessore. Un modello a nostro parere meritevole di attenzione, non soltanto in termini di mentalità vincente sportiva, bensì in relazione ai validi aneddoti di vita e di sport e ai sani valori contenuti al proprio interno.
Come abbiamo avuto modo di comprendere in alcune interviste lette in tempi non remoti, coach Luciano Sabbatini (che avevamo intervistato anche personalmente) ha avuto l’onere e l’onore di ‘accompagnare’ Tamberi durante il suo esaltante cammino professionale. Il tutto affrontando questioni spinose e ben determinate, tramutandosi, come Sabbatini stesso si definisce, in ‘facilitatore’. “Il mental coach fa domande che è lo strumento più importante”, aveva fatto sapere Luciano Sabbatini, nato a Sassoferrato (Ancona) nel 1964 e laureato in Scienze Motorie nel 1989, prima di laurearsi in Filosofia nel 2007. E prima di diplomarsi coach professionista con la scuola Incoaching. “Oltre al porre quesiti noi mental coach utilizziamo degli strumenti, abbiamo delle tecniche e metodologie che però si modificano e dunque vanno aggiornate. Un po’ come le persone. L’errore più grande è quello di fare le stesse cose che facevamo tre anni fa…”.
GIANMARCO TAMBERI SECONDO SABBATINI Un breve commento di Sabbatini su Tamberi (avevamo anche invitato Sabbatini nel programma Vivere Sport presso hotel Federico II Jesi). “Nel 2014 era un ragazzo giovane, per così dire un outsider. Negli anni ha avuto esperienze forti e importanti, sa gestire pressioni incredibili. Oggi certamente una parte del lavoro la fa Gimbo, nel senso che io offro tecniche e strumenti che lui stesso ormai è capace di rielaborare. D’altronde quando un determinato lavoro è fatto in maniera corretta ed efficace, col tempo il coach serve sempre di meno. E creare per così dire una dipendenza non è utile ad alcun soggetto”.
Sabbatini è stato intervistato da vari media in occasione delle entusiasmanti vittorie del suo “Gimbo” Tamberi; tra questi la Gazzetta dello Sport, a cui aveva rivelato: “Vissuto emozionale, coraggio, variabilità delle situazioni, gioie, paure o incertezze. Ognuno di noi ha un sé interiore, composto da emozioni e pensieri che talvolta ci supportano nelle nostre azioni, ma che sanno anche limitarci in determinate circostanze. In linea di massima, ogni soggetto che voglia esprimere le sue qualità deve necessariamente fare i conti con la sua interiorità. Ciò per attribuire la cosiddetta autenticità alle sue azioni”.
Abbiamo analizzato e confrontato vari documenti e rassegne e possiamo dire che il filo conduttore di essi è rappresentato dalla scelta della mission. Dalla scelta dell’obiettivo finale che inevitabilmente deve essere monitorato regolarmente e progressivamente. E’ l’atleta a selezionare il tipo di obiettivo, il mental coach si adopera per renderlo possibile, evidenziando segmentazione, specificità e temporalità della mission prescelta. “L’atleta insieme al mental coach riesce ad esprimere e trasformare l’obiettivo individuato in motivazione vincente ed efficacia”, ha più volte sottolineato Sabbatini. Sabbatini che ha sempre sostenuto e caricato il suo “Gimbo”, talento puro ed ineguagliabile secondo il nostro pensiero.
“Tamberi ha grande talento e motivazione, io ho cercato di fargli capire che il suo potenziale si sarebbe potuto esprimere tramite la manifestazione completa della sua autenticità. Ovvero della sua unicità”. Luciano Sabbatini ha riportato anche un aneddoto durante le sue trattazioni di storytelling sportivo. Qualche anno fa Luciano donò a Gimbo un imbuto caratteristico da tenere in borsa durante una gara. Il tutto emblema della necessaria dose di determinazione, verve e volontà.
In altri termini, l’eccessiva quantità sarebbe uscita da quel particolare imbuto, facendo perdere la giusta decontrazione tecnica e fluidità dell’azione. Per un atleta è di fondamentale importanza essere costantemente attento e rilassato, ovvero decontratto. Questo per riuscire a dare il meglio di sé durante il match, portando il focus dell’attenzione ‘fuori dal corpo’, lontano dall’atleta. Secondo alcuni studi scientifici, infatti, in questa maniera più efficace sarà l’esecuzione automatica del gesto tecnico e minori le cosiddette interferenze di tipo interno.
Coach Luciano Sabbatini, durante le varie interviste che abbiamo letto ed analizzato con piacere, ha ribadito la rilevanza del concetto di previsualizzazione di un evento. In tal caso si parla di vivere mentalmente ed emotivamente una determinata situazione che andremo ad affrontare nel prossimo futuro. Meglio ancora se la visualizzazione è effettuata con la stessa divisa indossata in gara. Tutto ciò preparandosi nel migliore dei modi a livello psicologico, con la necessaria dose di autostima e consapevolezza. E anche in vista di possibili imprevisti.
GIANMARCO TAMBERI L’esempio più lampante è proprio quello del suo “Gimbo” Gianmarco Tamberi il quale ha fatto del self control, o meglio ancora della ‘visualizzazione’, uno dei più importanti strumenti di training mentale. Ci riferiamo soprattutto al periodo temporale del post-infortunio alla caviglia datato 2016. Lo ha fatto capire in più di un’occasione lo stesso coach Luciano Sabbatini. Nello specifico Luciano ha lavorato insieme a “Gilbo” dall’annata 2014, due anni prima del sogno infranto di Rio a causa del suo infortunio. La ‘partnership motivazionale’ tra i due è nata quasi per caso ma poi non si è mai interrotta e la dose di stima reciproca tra i due aumenta giorno dopo giorno, trionfo dopo trionfo.
Non ultimo per ordine di importanza, per Giammarco Tamberi il successo a Tokyo 2020 è stata un po’ una liberazione. Era il suo sogno ma anche il suo incubo. Secondo Luciano Sabbatini, nel corso del tempo, l’elemento di Tamberi che è stato più complicato da gestire è probabilmente quella fortissima interiorità. Quella tenace volontà che talvolta superava anche difficoltà e limiti. Ed in tutte le discipline sportive la volontà si tramuta in equilibrio perfetto tra aspetti tecnici, motivazionali e mentali. Proprio la forma mentis vincente determina al tempo stesso scioltezza, poiché il corpo è decontratto e pronto a riprodurre un determinato automatismo.
A chi gli chiede come ci si prepara dal punto di vista motivazionale a grandi eventi come le Olimpiadi Sabbatini ha sempre confessato le seguenti parole. “Con Giammarco è un percorso scattato con me nel 2014. Poi Gimbo ha avuto sinceramente un momento di difficoltà, poco prima di Rio, a causa dell’infortunio”. Queste le parole di Luciano ad alcuni media marchigiani. “Ricostruirsi e ricaricarsi dal punto di vista fisico, del gesto tecnico e sotto il profilo dell’approccio alla gara non è stato semplice. Ha rappresentato un percorso graduale a cui si è arrivati dopo intensi mesi di lavoro e sacrificio.
“Tamberi è un ragazzo eccezionale e molto intelligente – non ha dubbi Luciano Sabbatini – Gimbo prende spunto da qualsiasi cosa e riesce sempre a cogliere il meglio da quello che gli si propone. Dal punto di vista mentale è stato bravo ad azzerare tutto quello che era stato prima; in chiave coaching sportivo personalmente ho dovuto dosare la sua forza di volontà perché era il fattore che spesso era traboccante rispetto alla situazione del momento; era un troppo da gestire, mai un poco. Infine devo dire che l’ultimo periodo, col Covid, è stato particolare. Nonostante ciò Gianmarco non si è mai fermato, ha superato tenacemente ogni tipo di difficoltà, ad esempio si è allenato a casa quando non poteva frequentare strutture sportive”.
A nostro modo di vedere il futuro di Gianmarco Tambari è un futuro roseo e brillante. Un avvenire sportivo vincente e convincente, aperto a 360 gradi: e in tal senso il messaggio che ha sempre voluto dare Gimbo ai giovani non può che andar a costituire un leit-motiv emblematico e positivamente ‘contagioso’: anche attraversando momenti neri e periodi ‘infernali’ ci si può sempre rialzare se si riesce a mantenere forte e solida la capacità di sognare.