Cosa accadrà al futuro di pensioni e welfare, da qui a vent’anni, nel nostro paese? Saranno socialmente efficaci? Quesiti da porsi e da affrontare, considerando che nel 2045/2050 l’Italia raggiungerà il picco dell’invecchiamento della popolazione. Nel contempo sarà nel pieno della più grande transizione demografica di tutti i tempi. La Cassa degli Psicologi ha portato questi interrogativi al Convegno ENPAP in queste ore, riflettendo su quanto fatto negli ultimi 12 anni. Ma anche su quanto resta ancora da fare in futuro, anche in previsione della chiusura del ciclo gestionale alla cui presidenza, per il 3° mandato consecutivo, c’è Felice Damiano Torricelli.
Risposte e proposte sono arrivate durante il Convegno ENPAP. Nell’occasione è stato presentato anche il rapporto “La previdenza degli Psicologi nel contesto del D. Lgs.103”, curata dal presidente del Centro studi e ricerche “Itinerari Previdenziali”, Alberto Brambilla. Sicuramente un argomento meritevole di attenzione, tematiche che vogliamo oggi riportare nel nostro blog.
COSA C’E’ DA ASPETTARSI SU PENSIONI E WELFARE IN ITALIA?
Se facessimo ora un check up all’Ente, l’esito sarebbe che ENPAP gode di ottima salute. E’ ancora una cassa con una popolazione giovane e in fase di accumulo di contributi. Dal 2000 al 2023, l’Ente è cresciuto sia in termini di iscritti che di patrimonio. I primi sono passati da 14.653 nel 2000 a 81.761 nel 2023, con una crescita del 458% a netta prevalenza femminile, superiore all’80%.
I contributi soggettivi sono cresciuti ogni anno, grazie a un costante aumento del volume d’affari di categoria, che attualmente si attesta a +2miliardi di euro. E i contributi raccolti da ENPAP sono stati 191 milioni di euro nel 2023. Anche il patrimonio è cresciuto, arrivando a circa 2,7 miliardi accumulati. I pensionati sono passati da 416 nel 2005 a 6.780 nel 2023, con pensioni progressivamente in crescita. Tutto ciò anche se l’Ente ha iniziato l’attività nel 1997, quindi le posizioni pensionistiche non hanno ancora raggiunto la loro piena maturità.
Nonostante le buone notizie, le difficoltà sono a vista d’occhio. Il sistema contributivo italiano che coinvolge tutti i lavoratori dal 1996, pur garantendo una migliore auto-sostenibilità, rischia di non essere altrettanto efficace. Stiamo parlando in tal caso in termini di adeguatezza delle pensioni. Perché mette sulle spalle di ciascun lavoratore l’onere di costruire interamente la propria pensione attraverso l’accantonamento di una quota importante dei propri redditi.
Onere esposto all’attuale incertezza e discontinuità del lavoro, anche per i liberi professionisti, che rischia di far raggiungere solo parzialmente la mission di proteggere la società da una povertà diffusa quando si cessa l’attività lavorativa. Ci sono margini di miglioramento? «La sostenibilità, finanziaria e sociale, di un sistema pensionistico dipende dalla demografia, dal mercato del lavoro e dalle regole.
Il nostro Paese, nonostante le riforme, è debole sotto tutti e tre i punti di vista, ma particolarmente sotto i primi due. Il rapido invecchiamento causerà una penuria di giovani. La performance del mercato del lavoro è segnata da bassa occupazione, anche se in aumento, e bassi salari. Altro punto estremamente interessante. Le regole per il calcolo dei benefici pensionistici, pur ispirate al principio della sostenibilità finanziaria del sistema e della solidarietà coperta dalla tassazione generale anziché dai contributi, sono spesso soggette a cambiamenti di natura elettoralistica.
I margini di miglioramento ci sono. Ma in tal senso richiedono una politica lungimirante e capace di dire la verità ai cittadini sul patto generazionale racchiuso nel sistema pensionistico», osserva Elsa Fornero, docente di Economia Politica all’Università degli Studi di Torino.
E mentre si attende che questi margini di miglioramento si palesino, ENPAP cosa ha fatto e cosa sta facendo? «Quando abbiamo iniziato il nostro primo mandato, 12 anni fa, abbiamo trovato un Ente con grandi potenzialità. E una platea di colleghi iscritti con molti bisogni insoddisfatti. Tramite l’ascolto delle loro esigenze, e tenendo in considerazione l’obiettivo primario di ENPAP di produrre protezione pensionistica, abbiamo lavorato per rinforzare la tutela. Questa sia durante la vita che dopo la cessazione dell’attività professionale.
Molto è stato fatto, ma il problema dell’adeguatezza delle pensioni è un tema aperto. Tematica che se non affrontata in modo ancora più energico emergerà in futuro in modo sempre più problematico. Sarebbe un errore pensare che il problema dell’adeguatezza riguardi solo una cassa. E’ un problema di sistema. Questo perché l’attuale sistema previdenziale italiano, conformato così dal 1995 per risolvere un problema di sostenibilità dei conti, non tiene in debita considerazione che il proprio obiettivo primario dovrebbe essere quello di proteggere il Paese da una povertà diffusa». Parola di Federico Zanon, Vicepresidente di ENPAP.
E Felice Damiano Torricelli, Presidente ENPAP, aggiunge: «Rispetto alle pensioni, ENPAP, dal 2015 in poi, rivaluta i montanti in base agli effettivi risultati degli investimenti finanziari, non limitandosi al tasso minimo ISTAT. Questo genera effetti molto positivi sulle pensioni future. Dal 2018, poi, sono stati introdotti i “nudge”, la spinta gentile a versare maggiori contributi rispetto al minimo obbligatorio, facendo aumentare di 10 volte il numero di iscritti che accantonano volontariamente contributi maggiorati».
Una panoramica sul welfare della Cassa è d’obbligo, cosa è stato fatto e cosa ancora si dovrà fare? «ENPAP, negli ultimi dodici anni, ha creato nuove forme di assistenza, potenziando quelle già esistenti. Oggi gli psicologi e le psicologhe possono contare su un sistema di welfare che li assiste nei passaggi più complessi della vita, come la malattia, le calamità naturali, la genitorialità o i gravi problemi familiari. E anche nello sviluppo delle loro potenzialità lavorative, con borse di studio, finanziamenti per realizzare progetti professionali, ricerche di mercato aggiornate. Con lo sguardo sempre rivolto alle tematiche di genere – quasi l’85% degli iscritti ENPAP sono psicologhe – e a liberare le energie professionali delle donne», ricorda Federico Zanon.
Nel 2021 l’ENPAP, ispirandosi a provvedimenti simili già assunti da altre Casse 103, ha introdotto il Contributo Borse Lavoro, attuato con il Progetto “Vivere Meglio”, che ha avviato la politica welfare in cambio di welfare: a fronte del contributo economico costituito dalla borsa lavoro, gli psicologi assegnatari hanno erogato servizi professionali nel loro territorio.
Ciò ha consentito a più di 9.000 cittadini di accedere gratuitamente a trattamenti psicologici innovativi e altamente efficaci per l’ansia e la depressione. «‘Vivere Meglio’ è stato costruito e monitorato in collaborazione con le facoltà di Psicologia di 18 Università italiane. Propone un modello di welfare che mira a dare nuove opportunità lavorative ai singoli psicologi e al contempo indica percorsi sperimentati per ampliare l’accesso ai servizi di psicologia, di cui è sempre più grande il bisogno fra i cittadini.
Le prime ricadute tangibili delle sperimentazioni di ‘Vivere Meglio’ sul lavoro degli psicologi, per esempio, si sono concretizzate grazie alla sinergia con EMAPI, con la strutturazione di un prodotto specifico per le cure psicologiche, realizzato dal mercato assicurativo proprio sulla scorta dei dati del nostro progetto», fa notare Torricelli. «Questi interventi di welfare innovativo rivolto al territorio interpretano il ruolo attuale a cui le Casse sono chiamate oggi: sostenere il riposizionamento degli iscritti in modo da intercettare tempestivamente i cambiamenti sociali in corso, con l’effetto di salvaguardare, con la crescita della società, il lavoro dei professionisti», conclude il Presidente. Nella foto Edoardo Prati, umanista e divulgatore Fonte/foto uff.stampa